(a prescindere)
UN MONOLOGO DI QUELLI CHE FANNO RIZZARE I CAPELLI IN TESTA, FANNO VENIRE LA PELLE D’OCA, LE BORSE SOTTO GLI OCCHI E QUELLA VOGLIA DI NON SO CHE.
“Non so cosa dirvi, davvero. 180 secondi alla nostra più difficile sfida professionale. Tutto si decide oggi. Ora noi o risorgiamo come una fenice all’alba davanti alle scogliere di Dover o cederemo un paese dopo l’altro, dalla Kamchatka al Siam, un continente dopo l’altro, fino a perdere tutte le armate, fino a perdere 24 territori . Siamo all’inferno adesso signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a calci negli stinchi, rientrare a casa sperando di trovare in tavola una carbonara e trovare invece una lettera d’Equitalia, pensare di essere i primi a saltare sul logo di Pechino Express ma sentirci dire da Costantino della Gherardesca d’essere quarti, offrire l’altra guancia e scoprire che era un rene che volevano da noi. Possiamo scalare le pareti dell’inferno bruciandoci tutti polpastrelli, possiamo salire sul tram dalla parte della discesa, possiamo metterci in fila per pagare il pedaggio nella colonna della cassa automatica senza soldi, possiamo credere che ci ami e ricevere una cartolina da Parigi dove è in vacanza col nuovo fidanzato. Io però non posso farlo per voi. Non posso. Non posso alzarmi per lasciare il posto a quella ragazza perché incinta. Sono troppo vecchio. E se questo non bastasse farò finta di dormire.
Per questo mi guardo intorno, vedo i vostri giovani volti senza tatuaggi e mi domando “ ma come potevate pensare che l’avreste convinta a venire a vedere Il brigadiere Pasquale Zagaria ama la mamma e la polizia, uncut? Cosa vi ha fatto credere che Banfi era il suo attore preferito? Perché guardava Un medico in famiglia 18? Ma lo sapete che non c’è contro programmazione a questa serie!”. Lo so, so a cosa state pensando. Anch’io ho sbagliato nella vita. Ho sbagliato quando ho copiato l’ultimo compito di matematica da quello del banco di dietro a scuola, e quello che per lui era un 6 io scrivevo 9. Anch’io ho fatto un selfie mentre raddrizzavo la Torre di Pisa, pensando che non mi avrebbero creduto. Ed ho sbagliato anche quella volta che ho messo 1 fisso ad Inter-Empoli. Lo so, sono stato folle ma ero affamato. Sapete, con il tempo, con l’età, tante cose si possono sbagliare, ma questo fa parte della vita. Però tu lo impari solo quando cominci a perdere le scommesse e scopri che la vita è un gioco e non sempre si vince, e così nel calcio e così è l’Inter. Perché in entrambi questi giochi, la vita e il calcio, il margine di errore è ridottissimo. E lo capirete quando l’arbitro fischierà la fine e i giocatori usciranno tra i fischi.
Ma noi siamo un gruppo. E noi combattiamo per quello in cui crediamo, fosse anche una fetta di pane con la nutella. In questa squadra ci massacriamo di fatica per mostrare i muscoli allo specchio, difendiamo con le unghie e con i denti la possibilità di leccarci le dita dopo averle messe nella marmellata, perché sappiamo come siamo, sappiamo che questo è il tempo delle mele, il tempo dello stomaco dilatato per colpa della Fanta, il tempo di qualche lacrima per il dente del giudizio che fa fatica ad uscire. E voglio dirvi una cosa, voglio dirvi…ma non me lo ricordo.
Questo volevo dirvi. Più o meno. Allora, che cosa volete fare? Una foto?”.